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IL FASCINO DELL'ANTICA TESSITURA VENEZIANA


Cammino tra le calli di Venezia alla ricerca del n.1320 in S.Croce...

Aspetto la mia amica Virginie con la quale ho un'appuntamento per visitare un luogo magico: l'antica tessitura Luigi Bevilacqua.

Ci apre il sig. Alberto Bevilacqua, titolare e antenato di Luigi che a metà del 1800 apre una nuova manifattura tessile nella vecchia scuola della seta della Serenissima, che un decreto napoleonico aveva chiuso come tutte le corporazioni artigiane di Venezia.

Una tradizione che sembrava perduta viene salvata da Luigi che recupera gli antichi telai della scuola, così come li vediamo oggi.

Entrare in questo palazzo che si affaccia sul Canal Grande è come tornare indietro di tre secoli. Passando per un cancelletto in ferro battuto ci affacciamo su una stanza dove troneggia un enorme orditoio di legno, macchina con cui si prepara l'ordito prima di caricarlo sul telaio. Gli spazi sono fitti di scaffali e oggetti. Alcune ragazze reggono con le dita una serie infinita di filamenti di un rosso brillante e mi ricordano il movimento delle mani delle suonatrici d'arpa. Percorriamo uno stretto e lungo corridoio con a destra e sinistra file di telai in legno di ciliegio che, in un intricato gioco di fili, schede forate e bobine, producono pezze di incantevole tessuto. Qui si porta avanti una tradizione antichissima per Venezia, con radici risalenti al XIV secolo, quella del velluto tessuto a mano, in seta e cotone.

Per produrli bisogna partire da un disegno di carta millimetrata che contiene tutte le informazioni necessarie per forare le schede di cartone per la macchina Jacquard.

Ogni foro corrisponde ad un filo ed ogni scheda rappresenta mezzo millimetro del disegno da realizzare.

Nell'archivio sono conservati più di 3500 disegni, un vero viaggio nel tempo dal Medioevo al periodo Decò.

Parallelamente si deve procedere con la preparazione del telaio che può richiedere fino a sei mesi e l'annodatura a mano di 16.000 fili.

La "cantra" dove sono infilate le rocchette di fili di seta, che danno il colore e il disegno, sono nel telaio 1600; bobine che si traducono in 6000/7000 fili rigorosamente legati a mano in un lunghissimo lavoro di preparazione.

I telai sono tutti diversi e richiedono di essere continuamente ritarati e aggiustati. Ogni telaio si sposa con una tessitrice, che tramanda una tradizione in un difficilissimo lavoro acquisito con un lungo percorso interno di formazione.

La lavorazione è estremamente lenta dato che si producono pochi decimetri al giorno, ma assolutamente unica al mondo.

Il filo di seta è di produzione italiana in un mercato dove il monopolio è cinese.

Il velluto più pregiato e più complesso da realizzare è detto "sopra-rizzo".

Tipicamente veneziano il velluto vanta due tipi di pelo : uno riccio e uno tagliato.

Il velluto riccio riflette la luce risultando più chiaro, mentre il velluto tagliato con la lama detta "trevette" è più alto, è detto sopra-riccio e assorbe la luce risultando più scuro.

Una serie di foto appese all'ingresso raccontano degli Expo Internazionali, con cui l'azienda ad inizio Novecento si presenta al mondo.

Negli anni '30 inizia l'epoca delle grandi commesse quali il "Salone Colonna" del transatlantico Conte di Savoia, poi bombardato o le tende per il "Teatro La Fenice", distrutte nell'incendio del 1996.

Si annoverano forniture per numerose residenze e dimore private nel Nord America, la produzione di velluti per la compagnia aerea "Lettoria" (poi Alitalia) o per il "Teatro di Goteborg" in Svezia.

Il lavoro della tessitura si apre negli anni '50 al mondo ecclesiastico, con la decorazione della sede papale e di numerose chiese, con esempi pregevoli come il rivestimento in velluto sopra-rizzo, con veri fili di oro e argento, delle colonne della "Basilica della Salute" a Venezia.

Speciale commessa è il velluto giallo su fondo avorio realizzato per la " Casa Bianca" a Whashington.

Negli stessi anni Roberta di Camerino usa i velluti Bevilacqua per la borsa "Bagonchi", acquistata anche da Grace Kelly.

Viene tessuto un broccato con fili d'oro e d'argento, erede più ricco, chiamato "Lampasso" con trame fino a dodici colori, per l'abito della Regina Luisa di Svezia e utilizzato più tardi per gli arredi del "Palazzo Reale" in Kuwait.

Si susseguono le produzioni di damaschi e broccatelli per decine di Palazzi a Venezia, Roma, S.Pietroburgo, Mosca, Oman ed Emirati Arabi.

Ovviamente per affrontare le richieste del mercato mondiale la Bevilacqua

ha dovuto affiancare una produzione meccanica di altissimo livello di velluti,

lampassi e broccati che assieme ai tessuti a mano compongono un campionario notevole di prodotti, sempre personalizzabili.

L'alta moda continua la sua collaborazione, basti pensare ad alcune sfilate di Dolce e Gabbana, cliente storico dell'azienda.

Ci sediamo nell'ufficio che guarda il Canal grande.

E' una grande emozione per noi essere qui. I miei occhi non smettono di correre da un angolo all'altro della stanza, zeppa di stoffe, libri, quadri e riconoscimenti.

L'estrema gentilezza del sig. Alberto Bevilacqua ci ha aperto ad un mondo inimmaginabile, fuori dal tempo, portandoci nell'arte degli antichi mestieri veneziani.

Capolavori dell'arte tessile per l'arredo e la moda che parlano di un patrimonio di inestimabile magnificenza.

Io e Virginie salutiamo con il cuore colmo di gratitudine e felici perchè una storia d'arte antica è salva e continua indifferente ai ritmi accelerati dei nostri giorni.

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